IL TRICASE CALCIO ABBANDONA LA PROMOZIONE

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IL TRICASE CALCIO ABBANDONA LA PROMOZIONE

di Emanuele Ruberto – –

Domenica 18 maggio 2025, h.18:30, il Tricase è ufficialmente in Prima Categoria.

Occorreva vincere nell’ultima sfida contro i Rinascita Refugees per poter disputare il playout, oppure sperare nella non vittoria di Mesagne e Locorotondo. Ma il verdetto del campo è stato inesorabile, un 4-0 in una partita senza storia: troppo ampio il gap con l’avversaria, soprattutto sul piano fisico, che non ha dato scampo ai rossoblù impedendo di fatto di fare il proprio gioco e costruire azioni offensive degne di nota.

Il Tricase retrocede in Prima dunque, categoria che lo ha visto partecipare solo tre volte negli ultimi 39 anni, e ad eccezione delle annate 2004/2005 e 2005/2006 (rispettivamente terza e seconda categoria), i rossoblù hanno sempre calcato campi di categorie superiori alla Prima Categoria.

Una retrocessione ampiamente annunciata e da attribuire in gran parte alla cattiva gestione di colui che era al comando della Società fino a metà Febbraio, e che dopo un decennio di disastri sportivi è stato capace di mettere anche la ciliegina su questa torta marcia. Qualcuno potrebbe pensare che lui non è retrocesso visto che al momento è fuori dalla Società, ma questa stagione l’ha programmata lui e questa squadra non all’altezza l’ha allestita lui, anche perché la figura del direttore sportivo nella sua visione di fare calcio non è mai esistita. Oltretutto il suo subentrato poteva fare ben poco per rinforzare la squadra, visto che al momento delle dimissioni il mercato di riparazione era già chiuso da un pezzo.

Fortunatamente quel modus operandi appartiene al passato, ora in Società si respira un’aria nuova, con l’arrivo di Antonio Brigante prima come socio e poi, dopo le dimissioni di Stefanelli, come Presidente. In questi tre mesi con i suoi collaboratori ha dato il massimo per cercare di raddrizzare una stagione storta, infondendo fiducia ai calciatori, dimostrandosi vicino alle loro esigenze e ingaggiando Mister Antonio Toma, vero conoscitore di calcio che ha dato una sterzata evidente alla squadra, almeno sul piano del carattere, e che ha permesso ai rossoblù di ottenere anche vittorie inaspettate che hanno alimentato le speranze di salvezza.

Purtroppo tutto questo non è bastato, ma sembra ci siano i presupposti per ricostruire e andare incontro ad un futuro radioso.

 I tifosi ora fanno i conti con l’amarezza ma guardano avanti con fiducia, proiettati già ad una nuova stagione che farà vibrare ancora la loro emotività.

Anche domenica erano in tanti a Leverano, ad assistere ad una partita in cui il Tricase aveva ben poche chance di uscirne bene. Ma l’atmosfera che si respirava nel settore ospiti era quella di una vittoria del campionato, con i cori che paradossalmente aumentavano di intensità e di decibel ad ogni gol subìto.

 Perché ai tifosi del Tricase non importa la categoria o quanto in basso si possa sprofondare, per loro i colori rossoblù rappresentano in primis la propria città, e la città non sono le case, le strade o i monumenti, ma la gente, la comunità, e lo stadio è forse l’unico posto in cui poter gridare al mondo la fierezza nel farne parte. Tifare Tricase non è mai stata solo una banale questione di vittorie o sconfitte, di calcio o di sport, perché tifare Tricase è una questione di identità, è sentimento profondo, per molti è una tradizione di famiglia.

Gli striscioni che di tanto in tanto vengono affissi per le strade in occasione delle partite vogliono essere uno sprone a partecipare ad uno dei pochi momenti in cui, avendo gli occhi e il cuore puntati su un obiettivo comune, i tricasini possano sentirsi un unicum, una vera comunità. E perché no, da lì imparare ad esserlo anche nei restanti 6 giorni della settimana, in ogni contesto. Molta gente in questi anni ha risposto presente a quell’invito, (l’incremento di presenze allo stadio lo dimostra), sposandone la filosofia che vi è alla base e non per salire su qualche carro del vincitore, anche perché negli ultimi 13 anni non c’è stato nulla da festeggiare visto che il Tricase ha fallito tutti i suoi obiettivi stagionali.

Tanta altra gente invece è rimasta ostinatamente sorda, ma le porte di quell’ “officina sociale” che è la Gradinata Est sono e saranno sempre aperte.

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