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La grande fuga dal verde:
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La grande fuga dal verde:
le politiche anti-albero che scaldano i nostri Comuni
di Alfredo Sanapo – – –
L’estate è esplosa all’improvviso e senza preavviso e siamo passati, in una manciata di giorni, dal giubbotto primaverile alla canottiera, da una tisana calda alla granita. Lo sbalzo di temperatura spinge ad occuparci di un problema ambientale che ad ogni estate si aggrava e provoca danni alla salute umana: l’isola di calore.
IL PROBLEMA
Tra le principali cause di morte in estate – a maggior ragione in questi ultimi anni in cui sono tangibili gli effetti del riscaldamento globale – vi sono il colpo di calore, la disidratazione, lo stress termico e altre malattie legate al caldo che aggravano le condizioni di salute degli anziani, dei bambini e delle persone con patologie pregresse¹. Tutto questo è esacerbato dal fenomeno noto come “isola di calore” che comporta un aumento della temperatura nelle aree urbane rispetto alle aree rurali circostanti determinando un microclima distinto².
LE CAUSE
Il problema, dunque, è più critico all’interno dei centri abitati perché ivi la maggiore densità di costruzione rispetto alle zone rurali intralcia il naturale flusso del vento e impedisce un’efficiente dispersione del calore. L’espansione e lo sviluppo dei centri urbani, connessi all’aumento della popolazione cittadina e alla continua riqualificazione dei servizi per una società sempre più complessa, si associa spesso alla rimozione delle aree verdi insita nella creazione di nuovi edifici e infrastrutture urbanistiche. Grazie al fenomeno dell’evapotraspirazione per cui l’acqua presente sullo strato superficiale delle piante e del terreno evapora, rilasciando l’umidità contenuta nel terreno, il calore nell’ambiente viene assorbito e la temperatura scende. Senza contare che gli alberi forniscono ombra naturale, riducendo l’esposizione diretta al sole e abbassano le temperature dell’aria circostante. La perdita di superficie arborea o vegetale, perciò, concorre ad accrescere il problema.
Il fenomeno delle isole di calore è aggravato dalla presenza di superfici impermeabili, principalmente cemento e asfalto, che ostacolano l’evaporazione dell’acqua dal terreno ed, assorbendo, trattenendo e rilasciando il calore solare durante la notte, riducono il raffreddamento naturale³. Nello stesso senso conduce l’incremento nell’assetto urbano di superfici scure che assorbono e trattengono il calore invece di rifletterlo, riducendo il cosiddetto “albedo“.
Alla questione contribuiscono alcune attività umane quali l’uso di condizionatori, veicoli, impianti industriali e attività domestiche che rilasciano calore nell’ambiente urbano. La vicenda si complica quando entra in gioco l’inquinamento in quanto il calore urbano può contribuire a peggiorare la qualità dell’aria⁴.
Il diffondersi delle isole di calore è destinato a espanderei se non si attuano per tempo corrette politiche energetiche. L’aumento delle temperature porta a una maggiore domanda di energia per il raffrescamento degli spazi interni⁵.
COMPRENSIONE DEL FENOMENO E MISURE DA ADOTTARE
Molte città di tutto il mondo hanno colto la pericolosità del fenomeno dell’isola di calore e, attraverso studi di monitoraggio, hanno compreso cosa fare per attenuare l’aumento termico. Attualmente il mezzo più potente a disposizione è costituito dal regno delle Piante e, quindi, è necessario aumentare le aree verdi. I vantaggi non si esauriscono al solo raffreddamento dell’ambiente, dovuta alla traspirazione. L’aumento della copertura vegetale riduce sensibilmente la domanda di elettricità per i condizionatori e le relative emissioni di CO2. Le piante filtrano l’aria e riducono l’inquinamento atmosferico, catturando gas nocivi, oltre a contribuire al benessere psicofisico. Tutto il mondo è orientato a integrare infrastrutture verdi e progetti di riforestazione urbana all’interno delle città per promuovere piani di architettura sostenibile. Il verde urbano per combattere le isole di calore può realizzarsi tramite la creazione di parchi e giardini pubblici per includere una varietà di alberi, arbusti e piante per creare polmoni verdi e oasi di frescura. Da non sottovalutare l’installazione di tetti verdi sugli edifici per ridurre il calore assorbito dalle superfici, agendo come isolante naturale e rinfrescando le costruzioni sottostanti o la creazione di corridoi verdi lungo strade per migliorare il flusso di aria più fresca attraverso la città.
Ovviamente bisogna favorire la rigenerazione delle aree verdi riducendo la cementificazione e limitando la costruzione di nuove aree urbane. Ma laddove non sia possibile, si tende a Impiegare materiali per la pavimentazione e la costruzione che riflettano il calore oppure utilizzare vernici “cool roof” che riflettono fino al 90% della luce solare, abbassando di circa 6-7° le temperature nelle abitazioni.
Queste azioni fondamentali potrebbero essere armonizzare con interventi come l’implementazione di sistemi di raffreddamento evaporativo (fontane) o di nebulizzazione e l’incentivazione dell’utilizzo di mezzi pubblici, biciclette e camminate.
L’INDIFFERENZA DELLE AMMINISTRAZIONI LOCALI
Di fronte a questi orientamenti generali ispirati a studi di ricerca e al buon senso, le amministrazioni del Sud-Salento sembrano appartenere ad un altro pianeta. Le altre testate e i social hanno ampiamente documentato i recenti espianti di alberi anche secolari del nostro capoluogo. Se Lecce è stato un ottimo caposcuola, gli altri centri del sud della provincia hanno imparato benissimo la lezione.
Così, vediamo che a Tricase, nei lavori di riqualificazione o di espansione edilizia, dai tempi di Coppola II a De Donno passando per Chiuri, vengono santificati il catrame e il cemento, mentre il verde viene identificato come nemico pubblico. Restando nell’ambito urbano, tralasciando gli obbrobri del contado e delle marine – l’elenco diverrebbe interminabile – si ricordino gli abbattimenti di alberi in v.le Stazione, via Monteverdi, via Galvani, via Olimpica, p.zza Galilei, p.zza Marinai d’Italia o p.zza dei Caduti. Come aggravante si aggiunga la realizzazione di quartieri edilizi e la costruzione di una strada nei pressi di via Pirandello.
Ad Alessano, negli ultimi due anni di amministrazione Stendardo, a titolo esemplificativo valgano i seguenti abbattimenti: durante la riqualificazione di p.zza Castello, si è assistito all’eliminazione di alberi per l’edificazione di un brullo spiazzo in basolato con panchine gioiosamente al sole; gli alberi pericolanti di via Principe di Piemonte sono stati asportati; la potatura degli alberi di Villa Potenza, l’unico polmone verde del paese, si è tragicamente conclusa con un’inspiegabile ed improvvisa soppressione di un’intera pineta.
A Salve, nella villetta comunale di p.zza Matteotti, nel 2007 (Siciliano) sono stati abbattuti gli alberi, per ripiantarne altri inferiori sia come numero che come area ombreggiata: per giunta, nel 2022 (Villanova) si è pensato di installare una copertura che, studiata per gli eventi espositivi, mercatali e sociali, poco di presta al ristoro estivo dalla canicola, dato il rilascio nella zona d’ombra sottostante di tutto il calore assorbito.
A Morciano di Leuca, tre gestioni politiche si sono sbarazzate del verde pubblico e della relativa ombra a Torre Vado: Picci nei primi 2000 ha estirpato tutti i pini di c.so Venezia per piantare cartelli pubblicitari; successivamente Durante si è sbarazzato degli alberi di tamerici dell’intero Lungomare; la gestione Ricchiuti, sulla moda lanciata dai predecessori, ha riqualificato la zona nel 2022 piantando alberi di gelso (a lenta vegetazione) salvo poi espiantarli un anno dopo sostituendoli con pitosfori. A completare l’opera, la rimozione di alberi del tratto della SP190 presso p.zza S. Lorenzo nella frazione di Barbarano.
A Specchia, Pagliara negli ultimi giorni del suo mandato ha estirpato in via Estramurale Est alberi di pino lasciandovi un anonimo e pericoloso marciapiede, mentre Remigi in via Principe Orsini si è liberata di uno storico albero di Bagolaro (specie protetta) adducendo a scusa le solite misure di sicurezza. Numerosi – pertanto difficili da contabilizzare – sono i tagli dei pini che hanno riguardato altri comuni del circondario Sud.
Un conto è l’arte che per essere tale ha bisogno di essere originale, emozionale. Un altro è studiare soluzioni per rendere vivibili i nostri centri d’estate le quali devono essere frutto di ragionamenti sistematici, rigorosi e non impulsivi. Ci si augura che gli amministratori inseguano più il bene comune del successo elettorale e personale, con un gesto semplice: difendere e potenziare il verde pubblico.
P.S.: Per varie ed eventuali novità, dato che sicuramente avrò dimenticato qualche abbattimento, la nostra testata è pronta ad accogliere le vostre segnalazioni da qualsiasi paese del Salento.
¹ Secondo uno studio pubblicato su Nature Medicine, nel 2023 in Europa si sono registrati oltre 47.000 decessi dovuti al caldo, di cui il 25% in Italia.
² In media, durante le ondate di caldo torrido, si calcola uno sbalzo termico di circa 5-10°C.
³ Secondo il rapporto Ispra sul consumo del suolo del 2021, in Italia il cemento e l’asfalto sottraggono al territorio circa 19 ha di superficie al giorno (un ritmo di circa 70 km² all’anno o 2 m² al secondo).
⁴ Secondo Copernicus, le alte temperature favoriscono la formazione di inquinanti atmosferici, come l’ozono troposferico, aumentando i casi di malattie respiratorie.
⁵ Secondo lo studio di ENTO, le ondate di calore raddoppiano il consumo di energia di raffreddamento negli edifici commerciali (in media del 129% per i supermercati, del 125% per i negozi al dettaglio e del 165% per gli uffici).
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