Non c’è spazio per l’umano Oresta

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Non c’è spazio per l’umano Oresta

di Alfredo De Giuseppe – – –

Nel periodo delle guerre, nel momento dell’indifferenza verso la persona, nel momento della vittoria delle ideologie più retrive, non c’è posto per uno spunto di umanità. Neanche tra le forze armate italiane, neanche tra i Carabinieri. La notizia riguarda il generale Pietro Oresta, rimosso dal suo incarico, due giorni dopo il suo saluto agli allievi al termine del corso presso la scuola di Firenze di marescialli e brigadieri.

Un discorso tranquillo, poco marziale, poco guerrafondaio: “Sappiate che è impossibile che vi venga chiesto qualcosa che non si possa fare. Ricordate che il vostro benessere e quello dei vostri familiari, la vostra vita è superiore a qualunque istruzione o procedura”… “Aiutare un anziano ad attraversare la strada ha più impatto di trovare 300 tonnellate di cocaina e arrestare 20 persone”.

Pietro Oresta si rivolgeva così ad un gruppo di ragazzi che qualche mese prima erano rimasti scossi per il suicidio di una loro compagna di corso di appena 25 anni, che aveva palesato uno stato di disagio e stress, anche in assenza di responsabilità di colleghi e insegnanti. Voleva incitarli a stare bene con sé stessi, a dare importanza anche ai piccoli gesti quotidiani, non solo ai casi eclatanti di cronaca nera. Insomma un discorso da buon padre di famiglia, di chi ci tiene alla salute fisica e mentale dei propri allievi, di chi vuole ancora mantenere acceso il lumicino dell’umanità, della gentilezza, del rispetto.

Ai piani alti, sia militari che politici, questo discorso non è piaciuto per niente. Oresta va rimosso, va punito per dimostrare che qui non cediamo ai sentimenti, siamo militari fedeli all’Istituzione, la persona viene dopo. Una perfetta sintesi del momento storico che stiamo vivendo.

Antonio Nicolosi, segretario generale del sindacato Unarma, ha rilasciato alla stampa la seguente dichiarazione: “Una riflessione sulla salute e sul benessere psicofisico dei militari è oggi considerata forse troppo pericolosa?  Quando un generale parla ai suoi uomini come un padre, e non come un algoritmo, scatta subito la reazione: vada via. E forse più comodo per tutti un comandante che parli solo di ‘sacrificio’, ‘onorate la divisa’, e ‘prima il dovere, poi (forse) il vostro ‘cuore’? Ma chi conosce davvero la realtà dei reparti, sa che oggi i problemi di burnout, stress, suicidi e disagio psicologico tra i militari non sono un’invenzione sindacale: sono una ferita aperta“.

Non conosco il generale Oresta, non so che fine farà, quale silenziatore gli applicheranno. So che la storia è fatta di piccole reazioni, di lente evoluzioni. Mi auguro che Pietro Oresta le sappia esplicitare al meglio, non per difendere solo sé stesso, ma anche l’idea di uno Stato più giusto, più attento alle persone, anche quelle che imbracciano un’arma di difesa.

                                                                                                                

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