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Burgesi, punto e a capo
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Burgesi, punto e a capo
di Alfredo Sanapo – – –
È bastata una comunicazione di poche righe dall’ Agenzia Regionale per i Rifiuti (Ager) a riaccendere la miccia della protesta nel Basso Salento. L’impianto di Burgesi, a Ugento, torna operativo dal 2 al 31 luglio per trattare i rifiuti indifferenziati di 17 Comuni. Una decisione che la popolazione e i comitati locali definiscono “un fulmine a ciel sereno“, l’ennesima prova di come la Regione Puglia agisca senza considerare le istanze e le preoccupazioni di una comunità da anni in lotta per un modello di sviluppo sostenibile.
La notizia è piovuta sul territorio in modo quasi furtivo. La nota del 1° luglio è passata inosservata fino a quando alcuni cittadini hanno denunciato la presenza di un camion vicino all’impianto, scatenando l’apprensione. Un silenzio istituzionale, soprattutto da parte delle amministrazioni locali, che le associazioni hanno percepito con amarezza, sentendosi ancora una volta lasciate sole a fronteggiare decisioni prese nelle stanze del palazzo di via Gentile. Né possono essere considerate di supporto alla cittadinanza le affermazioni di solidarietà e vicinanza dei consiglieri regionali Pagliaro (FDI) e Casilli (M5S) che avrebbero dovuto e potuto opporsi al provvedimento con la determinazione e la tempestività che la loro posizione politica avrebbe consentito.
La Regione, attraverso l’Ager, precisa che si tratterà di un’attività di biostabilizzazione nel biotunnel e non di stoccaggio in discarica. Una rassicurazione che non convince affatto il territorio. Per il comitato “No Burgesi“, che da anni si oppone all’impianto, questa mossa rappresenta un ritorno al punto di partenza. “Ci troviamo nuovamente dove eravamo anni fa” – affermano, denunciando la totale assenza di “qualunque visione di trasformazione virtuosa che sappia mettere al centro la salute delle persone e la salvaguardia dell’ambiente“. Per loro, l’opposizione all’atto regionale non è allarmismo, ma il frutto di anni di studi e osservazioni sulla salute pubblica e l’impatto ambientale.
Le parole più dure arrivano dall’opposizione politica locale che vede nella decisione un atto di prepotenza da parte della giunta Emiliano. “È l’ennesimo attentato al nostro territorio, già gravato da problemi ambientali e sociosanitari, con famiglie sempre più numerose colpite da patologie oncologiche” – sbotta il consigliere Giulio Lisi. “Anche se si tratta di solo trattamento, è una situazione preoccupante perché è solo propedeutica alla riapertura della discarica” – sospetta il consigliere Tiziano Esposito.
Ciò che emerge con prepotenza è la sensazione di un dialogo interrotto, o forse mai realmente iniziato, tra la Regione e le comunità locali. La riapertura di Burgesi viene vissuta non come una soluzione tecnica a un’emergenza, ma come un’imposizione che ignora un percorso di sensibilizzazione, le proposte alternative e, soprattutto, la profonda ferita di una comunità che non vuole essere più considerata la pattumiera della Puglia. Mentre il Comitato “No Burgesi” si riunisce per decidere le prossime azioni di lotta (si materializza anche la possibilità di ricorrere a blocchi stradali), la tensione sale e il Salento si prepara a un nuovo, ennesimo braccio di ferro per difendere la propria salute e il proprio futuro.
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