Ottima disamina,rende chiara la situazione attuale dell' operaio ...pochissimo potere di contrattazione...quasi da spalle al muro..
Carnivori versus Vegetariani
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Carnivori versus Vegetariani
di Virginia De Giuseppe – – –
Buongiorno a tutti, come va? Io mi trovo su un treno Frecciarossa, diretta da Lecce al Nord Italia, in uno dei centinaia di andirivieni di questi anni (apro una parentesi veloce: come mai Trenitalia non fa ancora la differenziata a bordo? Moltiplicata per milioni di viaggiatori la questione non è da poco eh). Chiusa parentesi e veniamo a noi.
Sto per iniziare a scrivere un articolo da inviare a Querce news, allacciandomi al precedente, in cui anticipavo che avremmo affrontato ad uno ad uno gli snodi comunicativi con cui si svolgono le classiche discussioni tra carnivori e vegetariani. Non utilizzo la parola vegani perchè si entra in un livello ancora successivo, per ora fermiamoci a carnivori e vegetariani.
Di solito mi piacciono i toni inclusivi e non giudicanti, che cerchino di comprendere i punti di vista altrui senza reputarli sbagliati, e come sociologa sono tenuta ad essere il più possibile imparziale e obiettiva. Ma in un’analisi sociologica in cui si descrivono le discussioni tra carnivori e vegetariani, è impossibile non essere platealmente di parte: proprio nel descrivere in modo dettagliato e reale come si snodano e snocciolano, vien da se da quale parte “si sta”.
Anticipavo nello scorso articolo quali siano le classiche obiezioni dei carnivori a questo tema, tramite un breve elenco puntato sulle loro frasi classiche, che era il seguente:
– partiremo dal “anche le verdure sono vive”;
– al “anche mentre cammini calpesti centinaia di formiche”;
– passando per il già citato “in natura funziona così”;
– slittando nel “a me nessuno dice cosa mangiare”;
– poi nell’inflazionato “l’essere umano è carnivoro” (faremo un confronto tra i veri carnivori che mangiano la carne cruda, con tutti gli organi, la pelliccia ecc, e noi);
– poi nel “la carne si mangia da sempre, anche i primitivi lo facevano” (i primitivi erano anche cannibali, compivano tranquillamente stupri, ecc).Specificavo che, quelle dei carnivori, sono visioni dettate più dalla gola che da una vera analisi approfondita, e la riprova è che le frasi su citate sono di solito lanciate lì, ad esempio in quell’immenso bar che sono i social, senza poi una vera argomentazione. Vengono dette quasi sempre o con rabbia feroce o accompagnate da quell’emoticon di faccine che ridono. Non si capisce perchè il carnivoro scriva quasi sempre con faccine sarcastiche (ne mette tante, di solito almeno 4-5) o, dal vivo, parla dell’argomento con tono sprezzante, simile a quello che gli adolescenti usano quando la mamma gli rompe le scatole. Magari, anzi sicuramente, in altri ambiti sono bellissime persone, ma se si affronta questa tematica, il cuore gli si chiude completamente, e il giudizio diviene superficiale,rabbioso e banale. Invece, è chiaro, che ora noi andiamo ad argomentare ed analizzare la questione in modo serio, punto per punto, fermandoci a ragionare bene su questo tema invece di adagiarci su comodi, stizzosi e veloci artefici retorici.
Cominciamo dal: “anche le verdure sono vive”.
Allora, questa frase, pur non partendo da una visione panteistica del creato da san Francesco d’Assisi che parla a sora Luna, bensì per legittimare l’amore per le polpette al sugo al pranzo della domenica…ci prende! Nel senso che è verissima: anche le verdure sono vive, anche l’acqua è viva, anche le pietre sono vive, è tutta energia in continua trasformazione, quindi viva. Tuttavia è impossibile negare che il livello di evoluzione emotiva sia decisamente differente: non è ancora noto che i pomodorini piangano per la mamma pomodoro, come invece avviene per i vitelli, e non ci è ancora pervenuta notizia che le rape gridino quando stanno per essere bollite a 100 gradi, come invece succede per le aragoste, che muoiono di una morte atroce e dolorosissima. Non sappiamo ancora se il sedano soffra quando gli viene strappato via il gambo inferiore, come invece urlano di dolore le oche quando vengono spennate vive per fare il piumino, lasciate sanguinanti e incapaci di muoversi per il dolore, e non ci giunge voce che i ceci soffrano di solitudine come soffrono i maiali, nè che le mele siano affettuose come i cavalli.E vogliamo davvero mettere sullo stesso piano –piano, non piatto- un agnello giocherellone che salta felice in un prato verde, con le patate con cui poi finisce a tavola? Ragazzi, direi inutile continuare, dai passiamo oltre, mi sembra quasi inutile parlarne. La smettiamo con queste sciocche capriole retoriche pur di non rinunciare al proprio palato?
Veniamo al “anche mentre cammini calpesti centinaia di formiche”, il che anche è verissimo. A questa frase di solito segue la domanda retorica “quindi le formiche valgono meno?e gli insetti? ”, fatta non per vera compassione verso le formiche, ma per asfaltare (termine antipaticissimo di nuova generazione) l’interlocutore, tacciandolo di ipocrisia, invece di asfalto c’è solo quello appunto su cui ci si incrocia purtroppo con le formiche, e loro ne hanno la peggio. E’come dire: “Dato che camminando in auto potrei uccidere i pedoni, a questo punto mi sento legittimato ad organizzare anche un sistema per ucciderli in modo volontario, tanto sempre uccisione è”. E’la stessa identica proporzione causale, anzi sproporzione. Cioè legittimare la strutturazione volontaria di lager di dolore e sofferenza animale, in virtù di un principio di causalità del semplice trovarsi proprio malgrado su questo pianeta.
La posizione assurda dell’uomo sul pianeta la vedremo dopo, al punto dell’elenco “anche in natura funziona così”. Per ora, a proposito di formiche, accontentiamoci di sapere che studi scientifici dimostrerebbero che anche le formiche fanno il corteo funebre quando trovano morto un proprio simile. Ecco, se fossimo sul social questa frase sarebbe perfetta per scatenare l’ilarità dei carnivori, che non vedono l’ora di fiutare tenerezza ed empatia per poter ridere in modo ancora una volta stranamente simile agli adolescenti in preda ad episodi di bullismo. Ma lasciamo perdere queste dinamiche appunto tra teenager, e rinviamo piuttosto il lettore interessato a fare ricerca scientifica su questo aneddoto, riportato ad esempio nel libro che vi citavo volta precedente, “Il maiale che cantava alla luna”. Per quel che mi riguarda, se mi è capitato in momenti di pausa o relax di trovarmi ad esempio stesa a chiacchierare con qualcuno ma con formiche casualmente vicine in transito, ho provato ad osservarle, così durante la chiacchiera, per studiarne le dinamiche, e sinceramente non mi è mai capitato di assistere a questa scena in cui farebbero un corteo funebre: se c’è qualche formica morta a terra, le altre si fermano un attimo a osservarla, ma nello stesso modo in cui si fermano a “salutare” un’altra viva che arriva frontalmente. Ma vi ho citato lo stesso la fonte bibliografica in caso qualcuno volesse approfondire la questione.
Va bene, comunque lasciamo perdere le formiche, in primis perchè non sono un’esperta, e poi perchè a causa della loro dimensione l’essere umano tende a dar loro ancor meno dignità di quanto ne può dare agli altri animali: gli elefanti almeno possono essere utilizzati per i cortei dei sultani o per l’avorio delle loro zanne; i cavalli possono essere o cavalcati o sfruttati per gli orribili pezzetti di carne al sugo (stop alle tradizioni crudeli, va fatta una proposta di legge per vietarne il consumo); le mucche offrono il latte, le oche come abbiamo visto sono utili per i giubbotti alla moda, le formiche così piccole e insignificanti dai a che servono?
Nel prossimo articolo proseguiremo, punto per punto, con la nostra triste analisi, mentre nel frattempo ci ricordiamo che, anche di giorno, ci osserva silenziosa la nostra sorella luna, soprattutto quando sente questi discorsi dal suo dark side of the moon.
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