Giochi Olimpici: nuovo Presidente, nuove urgenze

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Giochi Olimpici: nuovo Presidente, nuove urgenze

 – di Marco Mastroleo – –

In uno sfolgorante resort a Navarino, località balneare del Peloponneso, occupata da Demostene nel 425 a.C. e trasformata in una base navale ateniese nella guerra contro Sparta, si è tenuta la 144esima sessione del Congresso del Comitato Olimpico Internazionale, durante il quale, oltre alla presentazione di alcuni importanti aggiornamenti riguardo ai prossimi Giochi Olimpici di Milano-Cortina, si sono altresì svolte le elezioni per il decimo Presidente dello IOC stesso.

A vincere, direttamente al primo turno, con 49 voti (corrispondenti al 50% +1 delle preferenze) è stata Kirsty Coventry, classe 1983, membro dello IOC dal 2013, attuale ministro dello Sport e della Gioventù dello Zimbawe, nonché bi-campionessa olimpica e mondiale sui 200 dorso, e pluri campionessa continentale.

È la prima donna e la prima politica africana a ricoprire questo ruolo in 131 anni di storia (il primo Presidente fu il greco Demetrios Vikelas nel 1894).

Ha avuto la meglio su altri candidati di spicco dell’universo sportivo mondiale come il veterano Juan Antonio Saramach Salisachs, membro del comitato Olimpico dal 2001 e figlio del settimo Presidente dello IOC;  Sebastian Coe, presidente della Federazione Atletica Mondiale (World Athletics) e Presidente del Comitato Organizzatore delle Olimpiadi di Londra 2012; Johan Eliasch, Presidente della Federazione Internazionale di Snowboard e Sci; David Lappartient, Presidente del Comitato Olimpico Francese e dell’Unione Ciclistica Internazionale; il Principe di Giordania Faisal bin Hussein.

Sebbene non si possa non criticare la gestione di questa votazione, affidata ad una ristretta élite elettorale, in una riunione estremamente riservata e rigorosamente a porte chiuse, con una sola vetrina, la 143 esima sessione a Losanna, offerta ai candidati per esprimere le loro posizioni e comunicarle ai tifosi dello sport mondiale, e sebbene abbia fatto storcere il naso a molti il fatto che la nuova Presidente sia stata sostenuta, in maniera anche non troppo celata, dal Presidente uscente Thomas Bach, principale colpevole della scellerata gestione dello IOC negli ultimi anni, la nuova papessa dello Sport Internazionale, sembra, per il suo status da ex sportiva, per il suo profilo autoriale e indipendente rispetto alle ombrose dinamiche proprie della élite dello IOC negli anni precedenti, e per la sua volontà di compiere scelte coraggiose ma di buon senso come il riammettere nelle gare olimpiche gli atleti russi e bielorussi (in conformità con uno dei principi fondamentali alla base del Comitato Olimpico riguardo alla creazione di un movimento sportivo «senza discriminazioni di alcun genere e nello spirito olimpico, che esige mutua comprensione, spirito di amicizia, solidarietà e fair-play»).

La Presidente Coventry dovrà inoltre affrontare nuove ed importanti urgenze, vincolanti per il futuro del Comitato e degli stessi Giochi Olimpici, alcune figlie dell’inadeguatezza della gestione precedente: a cominciare dalla necessità di istituire parametri biologici chiari e linee guida condivise per evitare la confusione sia mediatica sia regolamentare emersa agli ultimi Giochi di Parigi con il caso di Imane Khelif o, andando indietro alle edizioni precedenti, di Caster Semenya; dalla necessità di avviare un processo di modernizzazione di sport rimasti statici come decenni fa e di arricchire i Giochi con nuove discipline, nuove regole e nuove tecnologie; la necessità di stringere nuovi e più vantaggiosi accordi commerciali; ma, soprattutto, di rendere l’organizzazione dei Giochi più sostenibile economicamente per i paesi ospitanti dal momento che le ultime quattro assegnazioni (Los Angeles 2028, Brisbane 2032 per quelle estive, le Alpi Francesi 2030 e Salt Lake City 2034 per quelle invernali) non hanno praticamente avuto competitor per motivi finanziari.

La Presidente Coventry si è detta pronta per questo nuovo tortuoso percorso, dichiarando, nel discorso di insediamento: «Sono particolarmente orgogliosa di essere la prima donna presidente del CIO, e anche la prima africana. Spero che questo voto sia di ispirazione per molte persone. Oggi i soffitti di cristallo sono stati infranti e sono pienamente consapevole delle mie responsabilità come modello. Lo sport ha un potere ineguagliabile di unire, ispirare e creare opportunità per tutti, e mi impegno a garantire che sfrutteremo questo potere al meglio».

Nel frattempo l’Africa, grazie a questo assist, sogna di ospitare le sue prime Olimpiadi; hanno infatti espresso interesse per ospitare i Giochi Olimpici del 2036 prima l’Egitto, con la fondazione, iniziata nel 2015, di una Nuova Capitale Amministrativa che prevede anche la costruzione di un impianto sportivo multimilionario che includerà un nuovo stadio da 90 mila posti, una piscina olimpica, due arene indoor e campi da tennis, e poi il Sud Africa, con Città del Capo o Johannesburg o Durban, come confermato dalle dichiarazioni del Presidente del Comitato Olimpico Sudafricano Barry Hendricks, secondo il quale prossimamente verrà presentato il piano organizzativo per i Giochi nel paese degli Springboks e dei Bafana bafana.

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