Il giorno della memoria a lungo termine

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Il giorno della memoria a lungo termine

di Alfredo Sanapo – – –

Molti occidentali sono convinti che la fondazione del moderno stato di Israele, favorito dal senso di colpa degli europei a seguito della vergogna della shoah, a mo’ di indennizzo per gli ebrei perseguitati, sia sottesa da giustificazioni bibliche. Ed, inoltre, i sionisti si impegnarono alla sua costituzione attraverso un’ideologia che affermava il diritto all’autodeterminazione del popolo ebraico e il supporto a uno Stato ebraico nella regione che dalla Bibbia è definita “Terra di Israele“. Questa aberrazione sarà di seguito smentita con un ragionamento a lungo termine analizzando opportune affermazioni del Vecchio Testamento, il riferimento principale dell’ebraismo.

Nel 1513 a.C. oltre due milioni di persone si radunarono ai piedi del monte Sinai. Ivi, non solo osservarono la presenza di Dio, ma udirono che essi, fra tutti i popoli della terra, erano stati scelti da Dio per essere il suo popolo, avrebbero sostenuto la sua adorazione sulla Terra e sarebbero stati governati dalle sue leggi. Il popolo d’Israele sarebbe divenuto così una nazione santa (Eso 19:5,6).

Ciò avvenne attraverso un patto che stabiliva che per sua volontà Dio avrebbe reso gli Israeliti il suo popolo e li avrebbe benedetti a condizione che avessero ubbidito ai comandi e alle istruzioni che avrebbe dato loro. Se essi avessero mancato di mantenere la loro parte, Egli non avrebbe mantenuto la sua.

Quando Mosè scese dal Sinai con i comandamenti, gli Israeliti espressero la loro prontezza a fare tutto ciò che Dio aveva richiesto loro (Eso. 19:7, 8). E Dio diede loro una legge giusta con la quale si sarebbero governati (la legge mosaica). Mediante quest’accordo gli Israeliti formarono una nazione con Dio come loro Re e i suoi comandamenti divennero il loro codice di leggi.

Negli anni seguenti Dio compì molti miracoli per gli Ebrei. Le scarpe e gli abiti degli Israeliti non si consumarono durante il loro cammino di 40 anni nel deserto e il cibo fu provveduto loro in forma di manna (Deut. 29:5; Sal. 78:24). Quando si trovavano dinanzi gli eserciti delle nazioni nemiche, Dio combatteva per loro, dando loro la vittoria. Li condusse in una terra desiderabile datagli come dimora. Egli mantenne contatto con loro mediante i profeti e diede loro avvertimenti sugli eventi futuri. Per secoli Dio riconobbe gli Israeliti come suo popolo eletto.

A causa di questa storia di favore divino molti credono che Dio abbia favorito il ritorno degli Ebrei in Palestina nel 1948 e l’istituzione dello Stato d’Israele sia stata opera di Dio.

Vi sono molte profezie che parlano di un ritorno degli Ebrei in patria, ma oltre venti secoli fa. Una nel 537 a.C., quando un gruppo di giudei ritornò da Babilonia per rioccupare Gerusalemme. Essi sarebbero stati puniti da Dio per aver violato l’adorazione pura e incontaminata stabilita sul Sinai (Ger. 25:4-7). La punizione sarebbe stata attuata da Nabucodonosor, re di Babilonia, contro Gerusalemme e i suoi abitanti per destinarli allo sterminio, alla desolazione, alla derisione, alla solitudine perpetua (Ger. 25:9). Dopo questo periodo di 70 anni, un manipolo di Ebrei tornò in patria per riedificarla. Poiché Dio aveva mantenuto il paese vuoto di abitanti umani e di animali domestici, gli Ebrei trovarono il territorio disabitato, come non è stato nel caso del moderno Israele in Palestina. Il gruppo che se ne andò da Babilonia tornò in Palestina devoto all’adorazione di Dio e volle ristabilirla nella sua patria. Non è così però con coloro che sono rimpatriati dal 1948 che, anzi, non ritornano in Palestina per ripristinare la pura adorazione di Dio o per restaurare il suo tempio anche perché proprio lì nel 136 d.C. l’imperatore Adriano dedicò un tempio a Giove Capitolino nel luogo del Tempio e nel 691 d.C. Abd-al-Malik edificò una moschea, la Cupola della Roccia, che si erge tuttora. Non avrebbero perciò neppure una legittimazione storica poiché la distruzione dei documenti genealogici nel 70 d.C. rende impossibile agli Ebrei moderni ristabilire il sacerdozio per compiere i doveri pastorali richiesti dalla legge mosaica.

Perciò la Repubblica d’Israele non ha legittimazione divina e deve la sua esistenza dopo aver chiesto aiuto aiuto alle potenze occidentali. Se l’avessero cercato, come poi è stato fatto, Dio disse agli antenati d’Israele che non avrebbero avuto mai pace. “Guai a quelli che scendono in Egitto in cerca di soccorso, e s’appoggiano su cavalli, e confidano nei carri perché son numerosi, e nei cavalieri, perché molto potenti, ma non guardano al Santo d’Israele, e non cercano l’Etermo” (Isa 31:1). Invece di carri e cavalieri, il moderno Israele ha confidato nei carri armati, negli aerei a reazione, nelle colonne motorizzate e simili. Esso ha ignora i propositi di Dio di dominare quella terra mediante il Suo proprio governo e il Re che egli ha scelto. Come quel Re fu rigettato e Cesare accettato da Israele nel I sec., così è anche rigettato da Israele dal XX sec. È quindi un errore pensare che l’avvenuto ritorno degli Ebrei in Palestina sia predeterminato da Dio.

D’altronde, Dio ha posto il suo favore su una nuova nazione che consta di Israeliti spirituali, non carnali. Cioè, gli Ebrei naturali non possono riferirsi ai vincoli carnali per proclamarsi unico popolo di Dio: Ismaele fu figlio carnale di Abramo, eppure fu rigettato. Per lo stesso motivo, come asserì Mosè, non è necessaria come prova più la circoncisione carnale, ma quella del cuore: “Dovete circoncidere il prepuzio dei vostri cuori e smettere di essere così ostinati” (Deut. 10:16). La nuova nazione che porta il nome di Dio ha questa specie di circoncisione: sono Giudei nel vero senso della parola, perché rendono lode a Dio mediante fede e ubbidienza in contrapposizione all’Israele carnale, che seguì una condotta disubbidiente dopo che lasciò il monte Sinai. Agli stessi Giudei naturali Dio diede loro la prima opportunità di divenire figli spirituali di Abramo (Deut. 7:6-8). Poi, avrebbe messo alla prova la loro fede come promesso a Mosè da Dio: “Susciterò loro di mezzo ai loro fratelli un profeta come te, e metterò certamente le mie parole nella sua bocca ed egli sicuramente dirà loro tutto quello che gli comanderò” (Deut. 18:18). Essi ebbero la presunzione di poter ottenere il favore di Dio mediante le opere della legge, ma lo stesso Abramo ricevette l’approvazione di Dio per la sua fede, non certo con le opere della legge come dimostra l’episodio in cui Dio gli ordinò di uccidere Isacco (Gen. 22:2-12).

Ma un gruppo della nazione esercitò fede: esso fu composto dai primi Israeliti spirituali, introdotti in un nuovo patto con Dio, che fu dato come guida agli Israeliti finché non fosse venuta la Progenie promessa. Come preannunciò Geremia, questo nuovo patto non sarebbe stato inciso su tavolette di pietra ma sui cuori (Ger. 31:31-33). Pertanto, queste persone introdotte nel nuovo patto costituiscono il vero Israele di Dio. La promessa fatta ad Abramo, non si applica ai suoi discendenti carnali che, come nazione, non hanno ascoltato Dio e non hanno mostrato la stessa fede del patriarca, ma predice che gli aderenti al nuovo patto saranno associati con la principale Progenie di Abramo: “E certo moltiplicherò la tua progenie come le stelle dei cieli e come i granelli della sabbia che è sulla riva del mare” (Genesi 22:17,).

Il favore di Dio è ora su questa nuova nazione “mondiale” e non sull’Israele originario. Ma il fatto che la casa giudaica di adorazione è stata rigettata non significa che ogni Ebreo individualmente non possa ricevere il favore di Dio. In altre parole, ogni Ebreo individualmente può ottenere il favore di Dio nello stesso modo in cui lo ottengono i non-Ebrei.

Concludendo, è evidente che l’Israele carnale non occupa un posto di favore agli occhi di Dio. Israele è stato abbandonato da lui per la propria disubbidienza e ribellione verso i Suoi atti di benignità. L’Israele vero occupa dinanzi a Dio è l’Israele spirituale. Non è dunque l’Israele carnale che riceverà la benedizione come speciale possesso di Dio, regno di sacerdoti e nazione santa.

Perciò, l’odierno Israele, privo di qualsiasi legittimazione religiosa o storica, deve la sua esistenza esclusivamente alle potenze occidentali che, “garanti della giustizia e della pace” dovrebbero pretendere una controparte all’aiuto fornito alla sua nascita: il rispetto del diritto internazionale dei Popoli. Ma forse l’Occidente non ha una memoria a lungo termine…

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  1. Grazie Vito,sei un lettore molto attento...hai fatto un auspicio che sarebbe bello si realizzasse..

  2. Bravo Michele tutto corretto quello che hai scritto, c'è bisogno di responsabilizzazione di tutti coloro che hanno il potere decisionale…

  3. Bellissimo articolo,,speriamo possano leggerlo in tanti ... è un' ottima guida per i carenti di empatia verde ...

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