Tricase Porto: progettare immaginando*

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Tricase Porto: progettare immaginando*

Tricase Porto ha un problema enorme. Non sa che pesci prendere. La marina di quel comune salentino, definitosi nel tempo Tricase, è attraversata dalla litoranea S.P. 358, che fu progettata nel 1953 e completata fino a Leuca nel 1971. Questa strada si innestò sin dall’inizio su un viottolo esistente sin dal Medioevo, quella comunale che congiungeva il porto al centro storico, creando quindi da subito un equivoco di fondo sull’utilizzo della località marina, che sembrava più luogo di passaggio che di riposo, soggiorno e turismo. Per un periodo fu percepito come un beneficio, perché più facilmente raggiungibile rispetto ad altre spiagge, (vedi ad esempio Marina Serra che è sottoposta rispetto alla strada provinciale), per poi diventare un problema via via che crescevano traffico, attività commerciali e consumismo generalizzato. Era evidente, già all’inizio degli anni ‘80, che sarebbe stata necessaria una bretella panoramica che dall’incrocio del Canale del Rio superasse Tricase Porto e Andrano per poi congiungersi di nuovo con la 358 nei pressi di Castro. Questo progetto, che pure fu pensato, avrebbe permesso a Tricase Porto di diventare la marina della cittadina e non il veloce passaggio di una litoranea sempre più trafficata.   

Questo rimane un peccato originale che non si può redimere con una semplice ricostruzione storica: ci vorrebbe qualcuno in grado di progettare davvero e lavorare seriamente (fuori dalla logica del progettificio finanziato e dalle piccole speculazioni personalizzate). Di conseguenza a tale equivoco di fondo si sono aggiunti altri problemi endemici che, in alcuni casi, hanno assunto la caratteristica di unicità. Vediamo ad esempio il porto vero e proprio, quello che sarebbe lo spazio dedicato ad imbarcazioni grandi e piccole. Da sempre, invece, è il posto della nuotata collettiva, dove ci sono la spiaggetta, gli scivoli e le scalette per calarsi nelle acque, rinfrescate e ripulite da sorgenti di acqua dolce. Ed è così che da decenni convivono barche e bagnanti, senza che qualcuno abbia provato a trovare una soluzione più strutturata.

Una delle possibili soluzioni potrebbe essere quella di lasciare il porto storico alla sola balneazione e il secondo alle imbarcazioni con un nuovo sbocco da crearsi in direzione Serra. Questo potrebbe salvare quel poco di commercio ittico custodendo al meglio le barche dei pescatori e quelle fino a otto metri dei diportisti, sacrificando solo le imbarcazioni più lunghe (che oltretutto arrivano solo nelle due settimane centrali di agosto, quando altrove è tutto pieno). Si darebbe dunque consistenza alla vocazione vacanziera di un posto che diverrebbe davvero un’attrattiva unica nel suo genere: il porto degli inglesi trasformato in un grande parco acquatico. È una scelta come un’altra, ma almeno è un’ipotesi. Invece dall’inizio del novecento si vuol tenere tutto, non si vuole scegliere, anche perché non è mai nato negli oltre 8 km di costa del Comune un pur piccolo stabilimento balneare.

Stabilimento balneare che forse si poteva realizzare subito dopo la storica rotonda, utilizzando anche i locali costruiti sul finire degli anni ’80. Si sarebbe data continuità ad una tradizione e al contempo creato una zona più sicura per bambini ed anziani, amanti del mare. Ma quei locali, prima fermi per decenni, poi ristrutturati a pezzettini, sono diventati degli uffici di una società intergovernativa (con sede a Bari), che per la verità avrebbe potuto trovare collocazioni più idonee in altri siti. Ma questo è un altro equivoco che Tricase Porto si trascina da anni. È al centro di interessanti iniziative di sostenibilità ambientale, anche in collegamento con importanti istituzioni di altri Paesi mediterranei, ma non trova il modo di renderle funzionali per l’intera comunità. Alcuni locali, vedi antico cisternone e vecchia scuola elementare, (solo per citarne due), sono stati ristrutturati attraverso progetti specifici e poi di fatto resi non fruibili, come cosa chiusa da custodire gelosamente. Questa politica del CHIEM ha generato dunque un’ulteriore confusione, inserendo un elemento che pare non si possa dibattere, migliorare, condividere. A molti Tricase Porto appare così una continuazione della chiusura in salsa borbonica, che pur facendo delle belle costruzioni, era attenta a non contaminarsi con la comunità.

Non che il popolo, lasciato libero nella sua singola creatività, sia molto meglio dell’aristocrazia. Infatti molte delle costruzioni degli ultimi decenni sono abbarbicate sugli scogli, quasi tutte abusive e poi sanate con i vari condoni. Però aver costruito sul lato del mare ha comportato anche una chiusura di fatto di lunghi tratti di battigia, avendo impedito l’accesso al demanio con porte, catene, cancelli e divieti. Dal Canale del Rio fino alla Rotonda c’è un lungo tratto di costa fruibile solo per i proprietari delle case: è un argomento che, seppure semplice da risolvere, nessuna Amministrazione vuole affrontare.

Il Canale del Rio rimane poi un posto bellissimo ma non utilizzabile per via dello scarico del depuratore, dopo il porto non esiste allaccio di fogna, molte case sono diroccate e pericolose ma non si trova il modo di farle abbattere, i lavori pubblici sono lenti e spesso eseguiti in modo superficiale.

È evidente che in questo contesto, ogni cosa si amplifichi, ogni pioggia diventa un caso, ogni bagnante in più rappresenta un problema, ogni parcheggio fonte di lunghi dibattiti. Eppure i tricasini, nella loro indifferente dignità, amano il loro porticciolo, il suo verde, la sua aria riparata a tramontana, vorrebbero un po’ di organizzazione, forse un’idea per dirsi orgogliosi.

Non si chiede qui e ora la testa di quel politico o di quel funzionario. Si vuole qualcuno che voglia decidere, magari con serietà e perseveranza, con un team appropriato che sappia immaginare il futuro, che sappia coniugare bellezza e funzionalità, possibilmente senza populismi e paure elettorali. Non è mai troppo tardi.

il volantino 17 maggio 2025                                                                 Alfredo De Giuseppe

I lavori in corso e le loro criticità

In poche centinaia di metri, tanti lavori eseguiti o in esecuzione a Tricase Porto, quasi tutti con ritardi e colpevoli distrazioni.

  • Dragaggio del porto – lavori appaltati nel luglio 2024 e partiti di fatto nel maggio 2025 – ritardi e dubbi sui tempi di consegna;
  • Creazione aiuola e risistemazione pavimentazione scalinata rotonda – poco chiara la finalità del progetto, in zona non interessata al traffico veicolare;  
  • Ripavimentazione lungomare (di fronte “Taverna del Porto”) – infiltrazioni uffici sottostanti del CHIEAM;
  • Ripavimentazione parcheggio (a fianco “Taverna del Porto”) – necessario adeguamento di uno spazio che era divenuto parcheggio selvaggio;
  • Rivisitazione piccolo parcheggio (zona pompa risalita AQP – di fronte rotonda) – adeguamento zona parcheggio con autobloccanti che sostituisce asfalto;
  • Taglio alberi, risistemazione parte iniziale Via Duca degli Abruzzi – progetto disastroso con evidenti errori come quello di creare un’aiuola con terra ressa in discesa; una volta eliminati gli eucalipti, forse si poteva creare un’unica grande corsia come il resto di via Degli Abruzzi;
  • Revisione strada per Borgo Pescatori che diventa scalinata panoramica – un progetto che lascia perplessi per la perdita di un’eventuale via di fuga, senza una revisione definitiva del piano traffico;
  • Creazione zona panoramica con terra rossa ex parcheggio “Arco” – perdita di un luogo tradizionale dei bagnanti tricasini a fronte di un progetto poco chiaro e non condiviso nelle sue specifiche realizzazioni;
  • Creazione nuovo parcheggio (di fronte ristorante “A casa mia”) – parcheggio realizzato da privati, grazie ad apposita delibera comunale;
  • Ipotesi altri parcheggi privati in zone già individuate – annunciati più volte, non si conoscono progetti, dimensioni, costi e pareri geologici.

Pubblicato su “il Volantino” n. 16 del 17.05.2025

Foto dell’ampliamento del porto -1980

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Redazione

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  1. Grazie Vito,sei un lettore molto attento...hai fatto un auspicio che sarebbe bello si realizzasse..

  2. Bravo Michele tutto corretto quello che hai scritto, c'è bisogno di responsabilizzazione di tutti coloro che hanno il potere decisionale…

  3. Bellissimo articolo,,speriamo possano leggerlo in tanti ... è un' ottima guida per i carenti di empatia verde ...

  4. Troppo grande, Alfredo! Devi trovare il mo di farla arrivare veramente ai destinatari questa "supplica" che non può che essere…